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Immagine del redattoreThomas Raimondi

My playlist (Feb-Marz-Apr-2021) part -1


Durante questi ultimi mesi ho ascoltato un po’ di musica. Nuove uscite, antichi amori, album persi per strada e cose a caso.


Era da tanto che non dedicavo del tempo di qualità a questa mia passione principalmente per due ragioni: avevo smesso quasi del tutto di ascoltarla durante il lavoro e cosa importante non ho più con me casse e stereo degni di tale nome.

Stare dietro alle novità poi è davvero dura, così come scovare talenti e sonorità di rottura o precorritrici di tendenze o più semplicemente canzoni e album che si ha davvero voglia di ascoltare. E’ ovvio, io lo faccio principalmente per me, poiché la musica è stata ed è fonte continua di ispirazione per tantissime mie creazioni e perché mi aiuta a tenere ampi gli orizzonti artistici.


Dunque.

Il vero colpo di fulmine è stato senza ombra di dubbio TR/ST, ovvero il progetto electro-dark-industrial del canadese Robert Alfons.

L’input è arrivato dal servizio apparso sulle pagine di King Kong - Garçon (N°4- SS20), intervista di Alexandra Weiss più servizio fotografico di Daniel Riera. Lui me l’ero completamente perso; e dire che in quel mood ci ho sempre sguazzato!

(King Kong - Garçon N°4- SS20, foto di copertina Robert Alfons by Daniel Riera)



Atmosfere cupe e sognanti, a tratti melanconiche a tratti danzerecce che evocano inequivocabili atmosfere anni 80 e notti intense e drammatiche consumate in club abbandonati di una sperduta località dell'est Europa.


Se dovessi dare dei riferimenti direi Suicide, Cabaret Voltaire, Joy Division, Depeche Mode passando per Crystale Castles e tutto ciò che di romantico e decadente vi viene in mente.


La parte deludente ahimè, è apparsa però prepotente e senza appello nella parte visual. Se nel primo album omonimo infatti, il ritratto fotografico di un travestito marcatamente truccato ci rimanda immediatamente alla dimensione ambigua del nightclubbing -in perfetta connessione con le atmosfere musicali e i testi, e complice forse l’evocazione in chiave edulcorata dei freak di Miron Zownir- nelle successive uscite questa connessione viene meno. Anzi sembra grossolanamente e inspiegabilmente mancare il bersaglio.

(Copertina ufficiale con scatto dello stesso Robert Alfons)


(Miron Zownir, 1980)



"Joyland" ad esempio assomiglia al lavoro di un graphic designer svogliato, un matrimonio andato a male tra grafica 8 bit, Kawinsky e fotografia amatoriale. L’immagine risulta talmente astratta e parziale da diventare se non addirittura poco leggibile e confusa perlomeno equivoca.

(Joyland - Trust, 2014)


Per non parlare di "The Destroyer Part 1" sulla cui cover a prima vista sembrerebbe esserci dipinto un Cristo crocifisso o un San Matteo caravaggesco mentre poi a fatica capiamo trattarsi di un uomo che galleggia sulle acque di un lago (?) d’autunno (?) avvolto da un telo arancione. Anche qui la confusione è alle stelle e se non avessi già ascoltato i suoi pezzi mi caverei i timpani piuttosto che dare credito all’artista basandomi unicamente su un lavoro del genere! Lol!


Nelle dimensioni della versione cd, per non parlare poi di quelle formato icona online questa composizione si perde completamente.

(The Destroyer Part 1 - Trust, 2019)


(San Matteo e l'angelo, Caravaggio, 1602)


Ma forse l’apice del nonsense si tocca con "The Destroyer Part 2" che ci consegna alle mani la riproduzione di un dipinto materico astratto su fondo nero accompagnato, nella versione digipack, da un’etichettina anch’essa nera con nome artista e titolo album in un (verosimilmente) font Futura che, dati alla mano, nessuno ad oggi ne ha ancora compreso il senso.

Cazzate a parte la discografia di TR/ST vale sicuramente più e più ascolti nonché un posto tra le vostre playlist e album del cuore.

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